22 Giu Il paesaggio delle meraviglie
5 GIORNI – 4 NOTTI
È un itinerario emozionale che coinvolge la vista e l’olfatto, basato principalmente sulla meravigliosa natura umbra.
1° GIORNO | ACCOGLIENZA A FOLIGNO
Accoglienza dei clienti presso l’appartamento selezionato per voi a Foligno, antica città romana al centro del mondo, ricca di arte e cultura che spazia dagli splendidi affreschi di Palazzo Trinci alla prima stampa della Divina Commedia, fino alla gigantesca Calamita Cosmica. Le stradine del centro storico e le piazze, in un contesto piacevole e divertente, fanno da salotto ai numerosi ristoranti che accolgono i turisti per gustare piatti ispirati alla tradizione e vini locali.
Cena presso un ristorante in centro per assaporare prelibatezze umbre. Pernottamento in appartamento.
2° GIORNO | LAGO DI PIEDILUCO – CASCATA DELLE MARMORE
LAGO DI PIEDILUCO
Il secondo giorno si apre con il Lago di Piediluco.
Il lago dalla forma irregolare è collocato alle propaggini sud – orientali dell’Umbria, un ramo sconfina nel Lazio. È il secondo bacino lacustre naturale della regione, dopo il lago Trasimeno. Sulle rive sorge il paese di Piediluco, frazione di Terni.
Ha una profondità massima di 19 m. Immissario naturale è il Rio Fuscello, immissari artificiali sono i canali, uno che lo collega al fiume Velino, l’altro che va a convogliare nel lago una porzione di acqua derivata dal fiume Nera. L’emissario, il fiume Velino, è deviato verso Marmore dove si getta nel fiume Nera formando la famosa Cascata. Curiosa la cosiddetta “Montagna dell’Eco” che si erge difronte all’abitato di Piediluco. Il suo nome in realtà è monte Caperno. Emerge con la sua singolare forma conica dalle acque del lago. Il suo appellativo deriva dal fatto che riesce a ripetere un eco di ben due endecasillabi.
Il lago di Piediluco è stato scelto dalla Federazione Italiana Canottaggio come sede del Centro Nazionale Remiero Paolo D’Aloja. Qui alloggia stabilmente la Nazionale Olimpica di Canottaggio che utilizza il bacino per i suoi allenamenti e meeting internazionali. Il lago è stato scelto per la mancanza di correnti e la presenza di venti abbastanza regolari durante l’anno.
Nel paese di Piediluco ci sono due emergenze di interesse: la Rocca e la chiesa di San Francesco. La Rocca è allo stato di rudere dal XVIII secolo. Divenne parte integrante di quel sistema di fortezze voluto dal cardinale Albornoz sui territori da riconquistare alla Chiesa. La parte più interessante è il mastio a pianta pentagonale.
La chiesa di San Francesco, fu edificata alla fine del XIII secolo. Committente e principale finanziatore fu Oddone Brancaleoni, feudatario del luogo. L’edificio risponde in gran parte ai canoni delle chiese francescane ad unica navata, tetto ligneo, abside poligonale coperta da volte. Sul portale sono scolpiti bassorilievi raffiguranti barche, pesci e strumenti per la pesca come ringraziamento alla ricchezza offerta dal lago. All’interno si conservano affreschi del ‘500 alcuni rappresentanti santi francescani. Nell’abside si ammira un Crocifisso scultoreo del ‘400 e intorno dipinte le scene della Crocifissione di Cristo della seconda metà del ‘500.
Nel pomeriggio visita della Cascata delle Marmore cominciando dal Belvedere Superiore.
CASCATA DELLE MARMORE
Di grande interesse paesaggistico, ma anche industriale è la CASCATA DELLE MARMORE. A monte di essa, la diga travertinosa delle Marmore, chiudendo la stretta valle del Piano Canale, favoriva il costituirsi del Lago Velino che occupava le conche di Piediluco e di Rieti. Il relitto di questo lago fu prosciugato dal console Manlio Curio dentato nel 271 a.C. tramite la costruzione di un canale per far defluire le acque stagnanti del fiume Velino fino al ciglione per poi precipitare sul fiume Nera. L’aspetto attuale della cascata si deve all’intervento di Andrea Vici tra il 1787 e il 1788 per volere di papa Pio VI. Venne tagliato diagonalmente il secondo balzo che deviava parte dell’acqua in caduta, consentendo un miglior deflusso del Nera.
Per l’utilizzo idroelettrico della cascata la caduta dell’acqua non è sempre visibile, varia a seconda dei giorni della settimana e dei mesi dell’anno.
La Cascata delle Marmore con i suoi 165 m. di altezza è la più alta d’Europa, si sviluppa in tre salti, il primo, il più alto, misura 90 m. L’acqua battendo sulla roccia crea una fitta nube di goccioline. Grazia a questa nube in determinate ore è visibile l’arcobaleno. La cascata è visibile più o meno da vicino e da diverse angolature attraverso alcuni sentieri di varia difficoltà e durata.
La cascata ha ispirato poeti e pittori fin dall’antichità ed era inserita nell’ambito del Gran Tour che portava studiosi e regnanti di ogni parte d’Europa a visitare le bellezze d’Italia.
Cena in ristorante a Foligno, pernottamento in appartamento.
3° GIORNO | MONTELUCO – FONTI E TEMPIETTO DEL CLITUNNO – TREVI
MONTELUCO
Significa monte del bosco sacro (a Giove). All’ingresso del bosco di lecci secolari che caratterizzano la zona è posta una copia lapidea della cosiddetta Lex spoletina (fine III secolo a. C.), primo esempio di norma forestale è scritta in un latino arcaico e stabilisce le pene per la profanazione del bosco.
Intorno al V secolo Monteluco divenne sede di molti eremiti. Un gruppo di monaci anacoreti orientali guidati da sant’Isacco di Antiochia, religioso di origine siriana fondarono una colonia sul monte abitando nelle grotte e vietando l’accesso alle donne. In seguito la chiesa madre di San Giuliano, riferimento degli eremiti, passò ai benedettini, che l’abbandonarono nel XVI secolo.
Successivamente Monteluco fu frequentato da san Francesco d’Assisi e dai suoi seguaci che passavano dei periodi di ritiro spirituale. San Francesco nel 1218, secondo la tradizione francescana, fondò la cappella di Santa Caterina, un primitivo cenacolo ai limiti del Bosco sacro.
Nel 1547 il vescovo di Spoleto, Fabio Vigili, costituì la cosiddetta Congregazione dei Padri Eremiti di Monteluco.
Nel 1556 sul Monteluco vi soggiornò per un breve periodo Michelangelo Buonarroti.
L’occupazione napoleonica sancì la fine della sacralità del luogo e da allora l’accesso è aperto a tutti.
Sul Monteluco è interessante visitare il Santuario di San Francesco, più volte ampliato fra il XV e il XVIII secolo, ma conserva il pozzo, la cappellina – oratorio e sette piccole celle. Da non mancare il Belvedere da cui si può osservare il magnifico scenario della Valle Umbra, prima chiamata Valle Spoletana. All’inizio della salita è d’obbligo osservare la romanica chiesa di San Pietro Apostolo, fondata su una villa romana con una facciata dai interessanti bassorilievi simbolici. Più su si può dare un occhiata al Fortilizio dei Mulini e al superbo Ponte delle Torri (XIII secolo). Salendo ci si può fermare per guardare l’abbazia di San Giuliano (monaco orientale morto all’inizio del IV secolo). La abbazia di stile romanico del XII secolo. Internamente è divisa a tre navate con absidi semi circolari ed una cripta. Restano affreschi del ‘400.
L’importanza delle caratteristiche ambientali di Monteluco e di tutta la montagna spoletina è sancita dall’individuazione del sito di interesse comunitario e della zona di protezione speciale.
Varie le specie animali che insistono sul Monteluco, rapaci, passeriformi come il codirossone, la rondine montana, mammiferi come lo scoiattolo e l’istrice, il cinghiale.
FONTI DEL CLITUNNO
Visitato il Monteluco ci si sposta alle Fonti del Clitunno che si trovano nel comune di Campello sul Clitunno. Qui troviamo un’atmosfera da sogno, un’oasi di serenità.
Gli antichi Romani le conoscevano e le frequentavano per “villeggiatura”. Sono le sorgenti del fiume Clitunno che, divinizzato, era navigabile fino a Roma, via d’acqua per il trasporto di persone e di merci.
Le Fonti si presentano come un laghetto dalle acque limpidissime e freschissime, dai colori variabili tra il verde e l’azzurro. È circondato da pioppi cipressini, ornelli, frassini e salici piangenti, questi ultimi piantati dopo il 1865, diventati di moda dopo la morte di Napoleone I a Sant’Elena.
Frequentano le Fonti gruppetti di Germani reali, coppie di Cigni reali e nell’acqua si muovono lente le Trote fario.
TEMPIETTO DEL CLITUNNO
Nei pressi delle fonti vi era un antico tempio dedicato a Giove Clitunno. Osservando il tempietto si può affermare che il piccolo edificio fosse un sacello di quelli che c’erano nei paraggi del tempio principale.
I muri della cella e del corrispondente sotterraneo sono di una struttura semplice e severa con l’uso di pietra locale. Molto interessanti le colonne del portico realizzate con varie pietre e marmi. Nell’aspetto attuale si può pensare che il Tempietto sia databile tra il VII e l’VIII secolo, ultimi tempi del dominio longobardo, già convertito al culto cristiano con il titolo di San Salvatore. Nel timpano è una croce tra grappoli d’uva. All’interno della cella un affresco del VII – VIII secolo rappresenta il Salvatore tra i SS Pietro e Paolo e Angeli; forse il più antico affresco dell’Umbria.
Dal 2011 è Patrimonio dell’Umanità (UNESCO) come “Longobardi in Italia: i luoghi del potere.
TREVI
Si termina la giornata con la “Regina degli ulivi”, detta così perché coronata da migliaia piante di ulivo, grande risorsa del borgo.
Dagli ulivi emerge Trevi circondata in buona parte da mura romane e medievali, all’interno delle quali si appoggiano l’un l’altro case e palazzi di varie epoche. In cima domina il Duomo di Sant’Emiliano, patrono, vescovo e martire di Trevi, con il suo campanile. Gustose absidi romaniche e all’interno un bell’altare rinascimentale di Rocco di Tommaso da Vicenza. Palazzo Fabri accoglie i turisti con i suoi affreschi del ‘500 e quelli di Cila e Pantaleo Mayor, il suo giardino di ulivi, cipressi e lecci. Il Museo della Civiltà dell’Ulivo e la Raccolta d’Arte di San Francesco, presso l’ex chiesa e convento di San Francesco li entusiasma.
Da Trevi si ha una meravigliosa vista sulla Valle Umbra.
Cena in ristorante a Foligno, pernottamento in appartamento
4° GIORNO | COLFIORTITO – RASIGLIA – PALE – ABBAZIA DI SASSOVIVO
COLFIORITO
Si può cominciare con COLFIORITO la cui attrattiva è soprattutto il suo parco con la palude. La palude fa parte dal 1995 del Parco di Colfiorito, il più piccolo dei parchi umbri ed è stata dichiarata “Patrimonio dell’Umanità” dalla Convenzione Internazionale di Ramsar (1971). La palude ricade nel Comune di Foligno.
Storicamente la palude era il Lacus Plestino su cui si affacciava la città di Plestia, centro del popolo umbro dei Plestini individuata nel luogo ove ora sorge la chiesa di Santa Maria di Plestia. Sul monte Orve, c’era un centro fortificato (castelliere) attivo dal IX al III secolo a.C.
Il territorio è contraddistinto da ampie aree pianeggianti (altipiani di Colfiorito) e la palude appunto. Frequenti furono gli interventi di bonifica delle aree paludose del Lacus Plestinus operati dai romani, ma i risultati furono parziali. Giulio Cesare Varano signore di Camerino prosciugò la palude con la costruzione di un emissario, parte in trincea, parte in galleria, detta “Botte dei Varano” (1458 -1464), la quale scaricava le acque del fiume Chienti.
La palude è interessante sia dal punto di vista della flora (cannuccia di palude, erba vescica, ninfea bianca) che della fauna, soprattutto l’avifauna (tarabuso, l’airone rosso, il cannareccione, il germano reale, la folaga, presenza diffusa delle libellule).
Ambiente ideale per il birdwatching e l’escursionismo.
RASIGLIA
Si continua con il paese di Rasiglia, che ricade nel Comune di Foligno, conserva l’aspetto tipico di borgo medievale umbro. Nella prima metà del ‘600, diminuita l’importanza militare, Rasiglia si affermò per le attività artigianali (molini, opifici), grazie alla forza idrica procurata dal fiume Menotre. Raggiunse il massimo sviluppo tra il 1945 e il 1980 circa. Nella parte alta del paese c’è una piccola grotta da cui sgorga la sorgente Capovena, la sua acqua scorre gorgogliando, fresca, in canali artificiali che, ramificandosi, attraversano l’abitato di Rasiglia. Per il paese si presenta con un aspetto molto suggestivo che ha spinto alcuni a definirla una “piccola Venezia”.
A circa un chilometro dal paese sorge il Santuario di Santa Maria delle Grazie iniziato nel 1450 in seguito ad un fatto miracoloso, legato ad una statuetta della Madonna e il Bambino.
La chiesa è a pianta quadrangolare, ad unica navata, il portico è sorretto da sei pilastri e tre colonnine. Vicino all’ingresso si trova la “finestra del viandante”, così chiamata per chi rivolge uno sguardo ed una preghiera alla Madonna quando il santuario è chiuso.
Il santuario all’interno è interamente ricoperto da affreschi votivi del XV secolo. Ricorrono più volte la Madonna, sant’Amico di Rambona, sant’Antonio abate, san Sebastiano e san Cristoforo. L’affresco più antico, datato 1454, è la “Madonna della Misericordia” di Bernardino Mariotti che protegge con il suo manto i fedeli dalla peste.
Il santuario è meta di pellegrinaggi organizzati dalle comunità locali e luogo di un rito da seguire per ottenere grazie dalla Madonna.
PALE
Nel pomeriggio ci si sposta a Pale.
Il paese ricade nel territorio chiamato Altolina nel Comune di Foligno. Esso si sviluppa nei pressi del fiume Menotre. Giace alle pendici del monte di Pale (detto anche Sasso di Pale) e nacque lungo il tracciato della Via Plestina. Sulla parete del monte, ricerche archeologiche hanno dimostrato la presenza di un santuario risalente all’età del ferro, usato come osservatorio astrologico, per l’osservazione del volo degli uccelli da parte degli aruspici ed anche per il controllo del territorio sottostante. Il nome Pale era quello della dea dei pastori festeggiata il 21 aprile.
L’abbondanza d’acqua portò alla costruzione di un acquedotto romano (IV – III secolo a. C.).
Monaci benedettini della vicina abbazia di Sassovivo realizzarono una serie di opere atte a convogliare le acque del fiume Menotre ed a sfruttarne la forza motrice (mulini per il grano, frantoi per l’oliva, opifici per la produzione di tessuti pregiati, cartiere).
Già nel 1350 Pale era un paese fortificato e nel 1442 vi venne costruito un castello.
Nel 1590 il bibliotecario del Vaticano Angelo Rocca affermava che non esisteva carta più buona di quella prodotta nelle cartiere di Pale e della vicina Belfiore.
Nel XVII secolo venne costruita la villa degli Elisei, nobili folignati che dal XIII secolo dominarono Pale, con giardino, animali e piante esotiche. Annessa a questa villa c’è una grotta, divisa in caverne, ricche di stalattiti e stalagmiti.
Da osservare a Pale il castello del XV secolo, la chiesa di Sant’Andrea del XVII secolo, la chiesa di SS Biagio e Margherita del XII secolo che contiene un gruppo ligneo della Madonna con il Bambino del XIV secolo e tele dell’eugubino Felice Damiani della fine del’500, l’Eremo di Santa Maria Giacobbe, la grotta della Abbadessa ed infine la forra di Pale, solcata da tre cascatelle formate dal fiume Menotre che ha scavato nel travertino nella sua discesa verso il piano di Belfiore. La prima cascata fa un salto di 150 metri.
La grotta consta di tre camere principali alle quali si possono accedere attraverso cunicoli più o meno stretti. Questa grotta è facilmente accessibile e presenta stalattiti, stalagmiti colonne e concrezioni di varia forma.
Il santuario di Santa Maria Giacobbe è una piccola chiesa con annesso eremo costruita nella seconda metà del XIII secolo incastonata in una grotta a mezza costa del monte di Pale, dove la tradizione vuole che la santa abbia sostato in penitenza. La chiesa è stata restaurata nel 1712 è stata riccamente affrescata soprattutto di immagini votive del XIV secolo. Gli affreschi più antichi si trovano dietro l’altare, si tratta di tre figure: “Santa Maria Giacobbe”, “Santa Lucia” e la “Madonna in trono” (XIII – XIV secolo).
L’eremo è meta di pellegrinaggi da parte dei sofferenti di dolori reumatici che devono seguire un rituale preciso.
ABBAZIA DI SANTA CROCE IN SASSOVIVO
La giornata si completa con l’abbazia di Santa Croce in Sassovivo.
È un complesso benedettino alle pendici del monte Serrone. È isolata su di uno sperone di roccia e circondata da un enorme lecceta secolare. Tale lecceta secolare è chiamata “Macchia Sacra” per la presenza dell’abbazia, ma questa zona era già sacra in epoca preromana. È una delle leccete più antiche dell’Umbria è area protetta regionale. I maestosi lecci che raggiungono anche venti metri di altezza formano una “cattedrale arborea”, passarvi sotto è come camminare lungo la navata di una chiesa che ha per pavimento un tappeto di foglioline secche e piccole ghiande.
L’abbazia fu fondata da eremiti benedettini intorno all’anno 1070. Figura di spicco fu il monaco Mainardo che ricevette da Ugone, dei conti di Uppello una rocca fortificata trasformata poi nell’abbazia. Ben presto crebbe la sua importanza e giurisdizione su molte terre ed edifici sacri e civili, grazie a donazioni e attribuzioni di territorio. Nel XV secolo iniziò il declino aggravato dalla parziale chiusura durante la Rivoluzione francese e la successiva caduta dello Stato Pontificio del 1860 che portò lo smembramento del complesso in tre parti: una al Demanio pubblico, una alla mensa vescovile, una a privati. Dal 1979 vi sono ospitati e tutt’ora vi risiedono i piccoli fratelli della comunità “Jesus Caritas” che si rifà all’eremita e missionario del Sahara Charles de Foucauld.
Dell’abbazia meraviglioso è il chiostro romanico del 1229 ordinato dall’abate Angelo e portato a termine dal marmoraro romano Pietro de Maria e Nicola Vassalletto. Presenta 58 archi e 128 colonnine. Al centro si incontra un pozzo con vera del 1623.
Cena in ristorante a Foligno, pernottamento in appartamento
5° GIORNO | LAGO TRASIMENO – CASTEL RIGONE – ISOLA MAGGIORE - CASTIGLIONE DEL LAGO
LAGO TRASIMENO
Si apre la giornata con il Lago Trasimeno che ha una grossolana forma circolare, misura un perimetro di circa 54 km. con profondità massima di 7 m. E’ il quarto lago d’Italia per grandezza dopo il Garda, il Maggiore e quello di Como.
Il suo territorio costituisce il “Parco del Trasimeno”, parco protetto dove è vietata la caccia agli uccelli acquatici e di passo che qui nidificano.
Trattandosi di un lago prevalentemente alluvionale il livello dell’acqua è soggetto a variazione a secondo della maggiore o minore piovosità che si verifica nella zona. Nel lago sono presenti tre isole: la Maggiore, la Minore e la Polvese.
Questo grande specchio lacustre, circondato da verdi colline coperte da ulivi e vigneti, offre un paesaggio tra i più dolci e riposanti. Intorno si trovano centri abitati per lo più di aspetto medievale come Passignano, Monte del Lago, Sant’Arcangelo, e, soprattutto, Castiglione del Lago.
Svariata e pregiata la fauna ittica: lasche, persici, tinche, lucci, carpe, anguille e capitoni. Il Trasimeno è uno dei laghi più pescosi d’Italia. Vi è pure un’avifauna assai varia costituita da folaghe, aironi, germani reali, gallinelle d’acqua e cormorani.
Il lago e il suo territorio raccontano amorose leggende e la terribile battaglia tra Romani e Cartaginesi.
CASTEL RIGONE
Si può cominciare con Castel Rigone che sorge sulla cima del Monterone, estremo contrafforte dell’Appenino Centrale. Con i suoi 650 m. di altitudine, offre un bellissimo panorama per varietà di vedute ed ampiezza di orizzonte, salendo verso il borgo si incontrano ulivi, viti, querce e pini.
Forse il paese nacque come sicuro rifugio dei Goti dopo le loro incursioni di rapina nel territorio circostante nel 543. L’attuale invece si deve al 1297 col consenso di Perugia.
Molto interessante il Santuario di Maria SS. ma dei Miracoli di stile rinascimentale, sorse a partire dal 1494, costruito con la locale pietra arenaria forse su disegno di un seguace del senese Francesco di Giorgio Martini. La serena armonia dell’esterno si ritrova all’interno del tempio, unica navata a croce latina che contiene innanzi tutto l’immagine miracolosa della Madonna. La sua visione è così soave da produrre serenità. Altri dipinti arricchiscono la chiesa come l’affresco del ‘500 attribuito al cortonese Papacello, allievo di Luca Signorelli, o l’“Incoronazione di Maria con gli Apostoli” di Gian Battista Caporali ed allievi; “Madonna con Bambino che benedicono il popolo di Castel Rigone” del fiorentino Bernardo di Girolamo Rosselli (1558).
Piacevole passeggiare per il borgo di via in via.
ISOLA MAGGIORE
Imbarcati sul traghetto si raggiunge l’Isola Maggiore situata nella parte settentrionale del lago. Fa parte del territorio comunale di Tuoro sul Trasimeno. L’isola ha un aspetto di una grande collina lussureggiante, si veste di ulivi, lecci, cipressi, pini, pioppi ed altre qualità di piante mediterranee.
Nella parte ovest dell’isola rimane un grazioso ed antico insediamento lungo la Via Guglielmi con edifici che vanno dal XIII al XVI secolo. Lungo questa via si trova ubicata la chiesa del Buon Gesù, nata come oratorio nel XV secolo, ampliato nel ‘700 diventò una vera chiesa con all’interno due tele (“Presentazione di Gesù al tempio” di Antonio Maria Garbi del XVIII secolo e “Assunzione di Maria” di artista sconosciuto del XVIII secolo) Sulla stessa via è la Casa del Capitano del Popolo del XV secolo, restaurata nel 2001 ed adibito a museo. Qui hanno trovato la loro collocazione alcuni reperti antichi rinvenuti sull’isola e oggetti sacri. Il palazzetto presenta un antico orologio con la sua campana e martellino per scandire le ore. Percorrendo la via verso sud si raggiunge il Castello Isabella Guglielmi con annessa la chiesa di San Francesco del XIV secolo e la cappella della Santa Concezione, amministrata dalle Donne dell’omonima congregazione. Verso la fine dell’800 il convento e la chiesa (immobile passato demaniale) venne acquistato dal marchese romano Giacinto Guglielmo di Vulci senatore del Regno d’Italia per farne un luogo di villeggiatura, così fece costruire il castello inaugurato il 6 ottobre 1891 e restaurò il complesso francescano che venne riaperto al culto. Sulla sommità dell’isola si incontra la chiesa di San Michele Arcangelo (XIII secolo), monumento nazionale. È a unica navata, termina con abside quadrata, campanile a vela. Nell’interno restano notevolissime testimonianze pittoriche: “Decollazione del Battista”, il “Battesimo di Cristo” affreschi dell’inizio del XVI secolo di artista umbro modesto; “Deposizione di Cristo nel Sepolcro”, 1446, potrebbe essere di Lazzaro Vasari, bisnonno di Giorgio Vasari; La decorazione dell’abside e del sott’arco è stata per lungo tempo attribuita a Bartolomeo Caporali, più recentemente si fa il nome del folignate Niccolò di Liberatore, detto l’Alunno. I volti e le capigliature richiamano l’Angelico. Vi sono rappresentati “Cristo e gli Apostoli”, l’“Annunciazione” Vi è pure un bellissimo Crocifisso ligneo sagomato del ‘400 attribuito a Bartolomeo Caporali. Dall’abitato andando verso nord troviamo la chiesa di San Salvatore (XII secolo) di stile romanico – gotico a tre navate con abside rotonda e campanile a vela. Proseguendo lungo lago si può arrivare alla cappellina del luogo dello sbarco di san Francesco di Assisi che qui vi passò la quaresima del 1211 e poco più su è la cappellina che custodisce lo scoglio che servì da giaciglio al Santo.
CASTIGLIONE DEL LAGO
Tornati a terra si raggiunge Castiglione del Lago per terminare la giornata e l’itinerario.
È un paese fortificato su di un piccolo promontorio sul lato Ovest del Lago Trasimeno; è diviso in due parti: quella verso l’entroterra è costituita dal centro abitato, quella che penetra nel lago comprende il Palazzo Ducale e la grande fortezza medievale.
Un forte richiamo è esercitato dal lungolago ben attrezzato, che percorre l’intero perimetro del promontorio con pinete, prati, spiagge sabbiose e scogliere.
La sua storia comincia con gli Etruschi agli inizi del VI secolo a.C. continua con i Romani. Fu confine tra Longobardi e Bizantini. Dopo l’anno Mille il sito fu fortificato più volte. Verso la metà del XIII secolo Federico II fece costruire poderose mura intorno all’antico nucleo urbano. Nel 1550 papa Giulio III donò il paese a sua sorella Jacoma e ai nipoti Ascanio e Fulvio Della Corgna, con l’estinzione dei Della Corgna nel 1647 iniziò un periodo di decadenza e una ripresa nel XX secolo.
Nel borgo rinchiuso nelle mura del ‘200 è interessante la neoclassica chiesa di Santa Maria Maddalena, costruita tra il 1836 e il 1860 da Giovanni Caprotti, su di una precedente, conserva al suo interno una “Madonna in Trono” del 1500 attribuita ad Eusebio da San Giorgio, una “Madonna del Latte” di scuola senese del ‘300 ed affreschi ottocenteschi del Piervittori. Più in là c’è il Palazzo del Capitano del Popolo del XIII secolo, la chiesa di San Domenico di Guzman, fatta costruire nel 1683 da Fulvio Della Corgna, come ringraziamento per un miracolo effettuato da san Domenico sulla moglie Eleonora de Mendoza. L’interno presenta un bel soffitto ligneo a cassettoni. Per terminare è da guardare il Palazzo Della Corgna, attuale sede comunale. Fatto costruire da Ascanio Della Corgna intorno al 1560, frutto della trasformazione della residenza dei Baglioni del XIII secolo. I successori di Ascanio l’hanno ulteriormente ampliato diventando una piccola reggia. Quasi tutte le sale di rappresentanza sono affrescate da Gian Antonio Pandolfi, Niccolò Circignani, Salvio Savini e riproducono scene mitologiche, imprese di Ascanio in stile manieristico.
Per ultimo la Rocca del Leone che costituisce uno dei più interessanti esempi di architettura militare del Medioevo umbro, a forma di pentagono irregolare con cinque torri. Fu realizzata nel 1247 su progetto di Frate Elia Coppi da Cortona. Più volte restaurata è oggi utilizzata per spettacoli e manifestazioni.
Pomeriggio partenza per il rientro.
Quota individuale di partecipazione (minimo 4 partecipanti) € 620
Su richiesta quotazioni per un numero diverso di partecipanti.
La quota include:
Accoglienza all’arrivo ed assistenza sul posto;
Sistemazione in appartamento, 4 notti a Foligno;
4 cene in ristorante;
Servizio guida per 4 intere giornate;
Box delle esperienze con buoni sconto;
La quota non comprende:
Prima colazione;
Bevande ai pasti;
Trasferimenti;
Ingressi dove previsti:
Tutto quanto non indicato alla voce “La quota comprende”;
Servizi su richiesta a pagamento:
Trasferimenti;
Informazioni utili:
L’itinerario di 5 giorni può essere effettuato con auto propria oppure a pagamento con autista privato;